La Nostra Storia

La Storia

Dal 2017 a fianco delle persone più svantaggiate

La Storia

Perché costituire una Fondazione che si occupa di bambini e adolescenti disagiati, parla Vittoria Quondamatteo

Tutti nella vita hanno un sogno che vorrebbero realizzare. Il nostro è quello di credere fermamente che anche le persone più svantaggiate debbano avere le stesse chance di chi è stato più fortunato di loro. Da questa convinzione e con questo scopo nasce la “Fondazione Quondamatteo”. La nostra azione si affianca a quella dell’associazione “Il Fiore del Deserto” che si occupa di accoglienza, rifugiati, disagio sociale, situazioni di fragilità e cerca di creare le condizioni giuste per determinare la crescita e l’incremento della propria stima nell’individuo. Noi la accompagniamo dando alla sua attività continuità e concreta solidarietà, focalizzando la nostra attenzione essenzialmente su infanzia e adolescenza. Vogliamo dare ai ragazzi che non ce l’hanno, la possibilità di frequentare le scuole superiori ed emanciparsi mediante il sapere che rende liberi.

...credere fermamente che anche le persone più svantaggiate debbano avere le stesse chance di chi è stato più fortunato di loro.

Puntiamo su cultura, arte e sport: è attraverso queste tre direttrici che lavoriamo per far uscire i giovanissimi da situazione di vero e proprio isolamento. Ed è per questo motivo che promuoviamo iniziative legate alla ricerca e convegni sulla qualità della vita. L’esigenza che ci spinge ad andare avanti è cercare di azzerare, in ogni modo, il gap esistente tra ragazzi nati sotto stelle diverse. Affrontiamo con loro le paure, le insicurezze, le incertezze che li accompagnano e facciamo in modo di superarle insieme, come si dovrebbe fare in una famiglia.

Crediamo molto nella sensibilizzazione della gente per trovare energie e fondi necessari per superare le difficoltà dei nostri ragazzi, formarli e “curarli” specie mediante l’arte e la creazione di spazi di benessere. La nostra azione è ispirata a quella di Luigi Quandamatteo, mio padre, che è stato un uomo molto impegnato nel sociale a San Benedetto del Tronto e un po’ in tutte le Marche, dove ha ricoperto anche l’incarico di presidente del Centro Sportivo Italiano (CSI). Seguendo 200-300 bambini per volta, con attività sportive e ricreative, lui è riuscito a creare una rete di solidarietà, insegnandoci ad avere sempre uno sguardo positivo verso il futuro e mettere passione nelle cose in cui crediamo. Un grande sostenitore dell’associazione “Il Fiore del Deserto”, dal quale abbiamo imparato che attraverso lo sport e la cultura il dolore può essere sdrammatizzato. Il suo esempio ci guiderà sempre. 

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